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mercoledì 8 giugno 2016

Il più bel Goth del Reame

Rieccomi dopo tre settimane infernali mio malgrado. In questo lasso di tempo ho avuto anche la possibilità di guardarmi attorno su internet sul variegato mondo Goth e, purtroppo, ho notato che quello che sta accadendo in Italia, sta anche accadendo in molte parti del mondo, in Europa in particolare.
Capisco benissimo che la sotto cultura Goth sia un elité e quindi non per tutti ma i cambi generazionali sono inevitabili per una cultura nata negli anni 80. Esattamente come per il Metal e altri generi musicali, il Goth si evolve e si trasforma, non siamo noi creature eclettiche in fondo?
Anche la musica in questi anni, è cambiata tantissimo, non solo qualitativamente, ma con l'avvento di internet, anche la distribuzione e l'offerta di band e progetti di ogni tipo in ambito Goth è totalmente cambiata.
Fossilizzarsi su quattro band degli anni 80 e sputare su tutto quello che è uscito dopo lo trovo decisamente controproducente. Capisco che essendoci una così vasta offerta di musica è anche difficile star dietro a tutto, ma non si può nemmeno denigrare tutto quello che è avvenuto dopo gli anni 80. Gli stessi Goth sono cambiati. Se negli anni 80 quelli che oggi chiamiamo Trad Goth ne facevano da padrone, ora anche chi fa parte di questo mondo si differenzia tantissimo dalle origini.
Chi può dire che un Trad Goth è più Goth di un Cybergoth o di un tanto odiato Pastel Goth. Eppure...
Sappiate che il Goth (come tutte le cose che esistono a questo mondo), continuerà ad evolversi nostro malgrado, e se oggi ce l'avete con i Pastel Goth, domani arriverà qualcos'altro che vi farà storcere il naso. Vi assicuro che pensare di essere il più bel Goth del reame non vi porterà da nessuna parte.
Eppure...
Eppure continuiamo a giocare a chi è più figo, a criticare pesantemente quello che non conosce a memoria tutte le date di compleanno dei membri dei Cure, a considerare uno sfigato chi ha appena intrapreso il suo oscuro sentiero, a criticare pesantemente chi ascolta un sottogenere diverso da quello che qualcuno ha deciso sia l'Unica Vera Via verso il paese del Goth.
Nei locali continuano a girare le stesse serate, gli stessi gruppi e i soliti quattro gatti. Boicottiamo chiunque non incontri esattamente i nostri gusti e ce ne guardiamo bene dall'ascoltare qualsiasi novità che ci propone il mercato. E chi lo fa viene comunque criticato dai "più". Nei locali è quasi impossibile conoscere gente nuova a meno che non si abbia un "gancio" di qualche amico che già conosce qualcuno, e comunque vieni trattato con sufficienza dalla maggioranza delle persone. E questa cosa mi è stata riferita anche dai miei contatti all'estero. La comunità Goth è estremamente chiusa ma, purtroppo, è chiusa anche ai suoi stessi simili.
Mi ricordo quando ero giovane, che era molto più facile far amicizia con i propri simili, tendenzialmente dopo poche uscite, in un locale conoscevi la maggioranza dei suoi frequentatori e c'era una bella atmosfera: eravamo tutti lì riuniti a celebrare la nostra sete di musica insieme ad i nostri simili. E ci riconoscevamo tra di noi come fratelli, creature della notte alla ricerca dei nostri compagni.
Ora sembra che tutto ciò non sia più possibile, il velo della indifferenza e  dell'autogratificazione fine a se stessa è calato anche su di noi, impietoso. Forse è l'educazione con cui sono venute su le nuove generazioni, o il demone della tecnologia che nel bene e nel male, ci ha cambiato; oppure questa società che ci ha trasformato tutti in "fenomeni". Io non lo so, ma ho visto che la decadenza più gretta si è appropriato di noi e questo non è un bene.
Forse è ora che ci riappropriamo di certi valori che sono andati persi, che un tempo erano nostri, prima che l'oscurità, quella vera, ci inghiotta e ci faccia scomparire.

mercoledì 4 marzo 2015

L'abito fa il Goth?

Ultimamente ho ricevuto alcuni messaggi di persone (ragazze nella maggior parte dei casi) che si complimentavano con me per il mio "coraggio", per aver la freddezza necessaria per essere me stessa tutti i giorni fregandomene dei commenti della gente e di cosa pensa.
Grazie per i complimenti ma non credo di fare una cosa così "incredibile". Forse perché ho raggiunto un'età tale che di piacere a tutti non me ne frega più niente (in realtà non mi è mai interessato), Diciamo che con l'età, non ho più la pazienza di un tempo e quindi non mi va più di farmi trattare da ragazzina o da "poco di buono" da dei personaggi capaci solo di giudicare i libri dalle loro copertine.
Sarà che si sta avvicinando la festa della donna che per me rappresenta la giornata in cui si fa un "riassunto" di ciò che è successo in un anno per le "pari opportunità" (come le chiamano ipocritamente qui in Italia) e quindi non penso solo alle donne in generale ma, a chi come me, appartiene ad una minoranza culturale.
Ricordo a tutti il sito di Sophie Lancaster Foundation già menzionato in un altro mio post, dove potrete leggere del progetto di sensibilizzazione che sta portando avanti da anni la mamma di Sophie per il rispetto delle minoranze culturali.
Laura Aurora
Purtroppo viviamo in un paese indietro di almeno cinquant'anni rispetto al resto d'Europa, dove la maggior parte dei posti di lavoro sono occupati da persone che non se lo sono guadagnato (qui in Italia la meritocrazia praticamente non esiste) ma solo perché sono figli di qualcuno, abbiamo a che fare tutti i giorni con una massa incredibile di persone la cui maggior parte non capisce quello che legge su i giornali o non ha una cultura sufficiente che gli permette di capire esattamente cosa gli sta succedendo attorno, il tutto ottenebrato da secoli di oppressione da parte della religione di stato. E non tutti noi hanno la pazienza di sopportare tutto ciò e preferisce sacrificare se stesso, scendere a compromessi con chi gli sta attorno, per "quieto vivere" e per lavorare. Viviamo in una società in cui ti dicono che "L'abito non fa il monaco" mentre è proprio quella la prima cosa che vanno a vedere.
Ma dobbiamo per forza rinunciare ad esprimere noi stessi e la nostra creatività perché "il pubblico non è all'altezza?" Io non sono d'accordo. Laura Aurora è un esempio di creatività e sicurezza in sé stessi, vi consiglio caldamente di seguirla e di leggere i suoi consigli.
Victoria Lovelace
Tra le tante cose che creano imbarazzo, ma sopratutto invidia, sono i nostri capelli. Io amo il rosso e ho trovato una tinta meravigliosa per loro. La maggioranza delle persone lo trova eccessivo, importabile, pochi mi fanno i complimenti e alcuni (tendenzialmente uomini) m'insultano per la mia scelta "poco ortodossa".Ma a me non interessa, piacciono a me e non mi vedo con un altro colore, quindi finchè mi piaceranno, continuerò a portarli così.
Ma chi non può tingerli per svariate motivazioni o vorrebbe cambiare per una volta senza stravolgersi completamente la testa?
Ultimamente stavo pensando all'acquisto di una parrucca (sopratutto per abbinarla ai miei outfit) quindi mi sono informata su quelle che ci sono in vendita su internet. Escludendo quelle fatte di capelli veri e che costano un'anima, tra i siti più quotati in tema parrucche, c'è Geishawigs con una notevole varietà di parrucche a cui si può anche fare la piega, ad un prezzo decisamente abbordabile (volevo prendere Wednesday per i miei outfit vittoriani). Molte di queste parrucche hanno anche dei "codini" che possono essere rimossi a piacimento per creare un look diverso tutti i giorni.


Un altro sito interessante è Blackcandyalternativefashion, una scelta minore come parrucche rispetto al sito precedente ma sono altrettanto carine. Mi piacciono molto quelle coloratissime come quella ispirata alle My Little Pony, ideale se volete un look Goth Pastel, tra l'altro, indossata da Victoria Lovelace.
Un sito un pò meno alla portata di mano (anche perché americano) ma con delle parrucche meravigliose, è Gothic Lolita Wigs, una varietà incredibile di parrucche e l'imbarazzo della scelta: dalle Rockstar (tutte splendide secondo me) alle classiche dedicate al Cosplay sicuramente troverete quella che fa per voi.
Quindi non temete, esprimete voi stessi anche esteticamente, non c'è nulla più liberatorio, perché costringere la propria natura in abiti che non le appartengono si rischia di perdere se stessi.