Negli ultimi anni mi trovo a osservare, con crescente disincanto, un fenomeno tanto diffuso quanto inquietante: molti giovani, convinti di aver compreso l’anima goth, si limitano a erotizzare le ragazze vestite di nero, proiettandole in ruoli feticisti da set cinematografico. Mistress, oggetti di desiderio, silhouette fetish: tutto in nome dell’estetica, ma senza alcuna comprensione del goth, della sua storia o delle sue suggestioni più sottili.
Ridurre l’immaginario goth all’equazione semplificata “abito nero = BDSM” è non solo superficialità, ma offesa. Il goth non è un travestimento teatrale da recitare, ma una lingua fatta di musica, poesia, tenebra lirica, estetica decadente, sensibilità. È un sussurro che nasce tra pagine di romanzi intrisi di malinconia, un’impressione che vibra tra accordi post-punk o il chiarore greve di un vinile darkwave. Ridurre un’intera sottocultura a cliché erotici equivale a contemplare solo l’ombra della luna, ignorando il suo fascino silenzioso.
Lo ammetto: l’immagine di una figura in nero, di un collare, o di un dettaglio fetish può suggestionare. Ma trattare una persona goth come un oggetto da desiderare – come se fosse un ruolo da giocare – è negarne l’umanità. È come fissare solo la cornice di un dipinto, ignorando il commovente diaframma dell’anima che abita il quadro.
Provare attrazione estetica è umano, naturale. Ma trasformarla in oggettificazione svuota di senso la bellezza e denuda l’essenza di ciò che si guarda. Le persone goth non sono personaggi in scena destinati a evocare fantasie fetish; sono individui con una sensibilità, una storia, una visione che merita rispetto.
Ecco perché, in questo contesto, si colloca con forza il fenomeno del fetish goth — una corrente che abbraccia senza esitazione l’immaginario BDSM: abiti in PVC e latex, uniforme fetish, harness, dettagli militaristici. Tra i suoi più celebri interpreti figura senza dubbio Nachtmahr, progetto solista del viennese Thomas Rainer. Nato nel 2007, Nachtmahr unisce l’EBM industriale alla carica ipnotica della techno, accompagnato da un’estetica marziale e provocatoria, dove uniformi fetish si intrecciano con coreografie dominanti e sonorità che incarnano potere, controllo e desiderio oscuro .
Rainer ha spesso affermato che l’uso dell’immagine uniformata non è affatto politica, ma un esplicito fetish personale — un’estetica erotica che lo accende e accende chi ascolta . Una provocazione visiva che ha suscitato dibattiti, ma che, almeno nelle intenzioni, nasce più dal desiderio artistico che da un’adesione ideologica.
Il goth non è un travestimento da consumare, ma un linguaggio esistenziale che respira arte, malinconia e sensibilità. Chi si ferma solo alla superficie, incasella chi veste di nero in un cliché erotico, limita sé stesso e tradisce la possibilità stessa di vedere davvero.
Forse è tempo di smettere di proiettare fantasie e iniziare finalmente a guardare con occhi profondi. Perché, al di là di ogni immaginario, non troverai un feticcio: troverai una persona.
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