mercoledì 24 settembre 2025

Metti una firma qui

Ultimamente mi accorgo di una deriva che serpeggia tra i più giovani della scena (e non solo loro). C’è chi parla di “essere un vero Goth” come se esistesse una lista da spuntare: libri da aver letto, band da conoscere a memoria, abiti da indossare come divise. Una ragazza, in un gruppo, confessava di sentirsi “poco goth” perché alcuni aspetti che credeva indispensabili non le appartenevano, sopratutto le idee politiche. 

Eppure, il goth non è un inventario da completare, né un passaporto da vidimare. È musica, è sensibilità, è uno stato d’animo che abita nelle sfumature dell’anima. Non può ridursi a una serie di prescrizioni arbitrarie.

Questa rigidità, purtroppo, non riguarda soltanto l’estetica. Sempre più spesso vedo i più giovani abbracciare ideologie estreme, che si tratti di nostalgie nere, rosse o del famigerato “woke”, come se una bandiera potesse definire l’oscurità. Ma le bandiere dividono, alzano muri, chiedono obbedienza. E ogni volta che una sottocultura si trasforma in terreno di scontro politico, perde la sua linfa vitale, diventando una caricatura del mainstream che finge di combattere. È vero che molte band sono socialmente e politicamente impegnate ma rimangono scelte personali che possiamo abbracciare o meno.

Il goth, nella sua essenza più pura, è apartitico, perché nasce come libertà individuale, come ribellione ai dogmi. È tolleranza e apertura, non giudizio e imposizione. Le tenebre non hanno tribunali, non chiedono tessere né giuramenti: accolgono chi vi si riconosce, chi sa ascoltare il silenzio e la musica che da sempre ne costituiscono il cuore.

Ricordiamolo: nessuno può possedere le tenebre. Esse non giudicano, non dividono. Sono rifugio e compagna di chi le abita con sincerità.

mercoledì 17 settembre 2025

Le tenebre non giudicano

Da sempre, la comunità goth porta con sé non solo musica, poesia ed estetica, ma anche discussioni che sembrano ciclicamente riemergere, come onde scure che tornano a infrangersi sulla riva.


Ultimamente sento parlare (in alcuni casi urlare) moltissimi appartenenti alla cultura goth di politica, soprattutto i più giovani, rivendicando le radici punk e quindi anarchiche di quella sottocultura. In realtà, il goth non ha mai avuto un orientamento politico o un’ideologia ben definita, essendo intrinsecamente apartitico e caratterizzato da un forte individualismo. Troppo spesso ci si dimentica che il movimento nasce prima di tutto dalla musica e non ha mai lanciato messaggi politici espliciti come altri movimenti affini.


Ciò non significa che sia stato cieco: la cultura goth ha sempre promosso la tolleranza verso ogni forma di diversità. Inclusi aspetti legati a razza, sessualità e genere, opponendosi spesso alle norme e ai ruoli tradizionali, trasformando la trasgressione in una forma di decostruzione sociale. Purtroppo, nel corso degli anni, non sono mancate tensioni legate ad appropriazioni politiche: gruppi di estrema destra hanno cercato di associare a sé alcune band controverse, tentando di piegare l’immaginario goth a ideologie che con esso non hanno nulla a che fare.


La realtà è semplice: la cultura goth rifugge ogni associazione partitica di qualunque genere e si oppone a ogni forma di estremismo, xenofobia e omofobia. Chi si dichiara appartenente a una corrente politica e al tempo stesso alla cultura goth compie una scelta personale, che non può e non deve definire l’intero movimento. Perché la musica resta, ieri come oggi, la sua colonna portante.


L’altra grande frattura riguarda la questione della fast fashion: c’è chi la rifiuta categoricamente in nome di un’etica coerente, e chi invece la considera una scelta individuale, non strettamente legata all’essenza della sottocultura. Anche qui, i toni si accendono, e l’arena diventa un tribunale che divide il “vero” dal “falso”.


Eppure il goth non è mai stato un dogma. È un linguaggio fluido, un intreccio di musica, letteratura, arte, estetica e introspezione. È soprattutto uno stato mentale che abita chi sente affinità con il buio e con la bellezza che vi si cela.


Personalmente non intendo schierarmi né alimentare le divisioni: preferisco osservare, raccogliere e riflettere. Non dimenticate mai che il goth è musica in primis, ed è ancora oggi un luogo protetto, di cui tutti noi siamo responsabili. Le ombre non hanno bisogno di tribunali. Hanno bisogno di anime che sappiano ascoltare.


mercoledì 10 settembre 2025

Non puoi baciare i miei stivali di velluto

 Negli ultimi anni mi trovo a osservare, con crescente disincanto, un fenomeno tanto diffuso quanto inquietante: molti giovani, convinti di aver compreso l’anima goth, si limitano a erotizzare le ragazze vestite di nero, proiettandole in ruoli feticisti da set cinematografico. Mistress, oggetti di desiderio, silhouette fetish: tutto in nome dell’estetica, ma senza alcuna comprensione del goth, della sua storia o delle sue suggestioni più sottili.


Ridurre l’immaginario goth all’equazione semplificata “abito nero = BDSM” è non solo superficialità, ma offesa. Il goth non è un travestimento teatrale da recitare, ma una lingua fatta di musica, poesia, tenebra lirica, estetica decadente, sensibilità. È un sussurro che nasce tra pagine di romanzi intrisi di malinconia, un’impressione che vibra tra accordi post-punk o il chiarore greve di un vinile darkwave. Ridurre un’intera sottocultura a cliché erotici equivale a contemplare solo l’ombra della luna, ignorando il suo fascino silenzioso.

Lo ammetto: l’immagine di una figura in nero, di un collare, o di un dettaglio fetish può suggestionare. Ma trattare una persona goth come un oggetto da desiderare – come se fosse un ruolo da giocare – è negarne l’umanità. È come fissare solo la cornice di un dipinto, ignorando il commovente diaframma dell’anima che abita il quadro.

Provare attrazione estetica è umano, naturale. Ma trasformarla in oggettificazione svuota di senso la bellezza e denuda l’essenza di ciò che si guarda. Le persone goth non sono personaggi in scena destinati a evocare fantasie fetish; sono individui con una sensibilità, una storia, una visione che merita rispetto.

Ecco perché, in questo contesto, si colloca con forza il fenomeno del fetish goth — una corrente che abbraccia senza esitazione l’immaginario BDSM: abiti in PVC e latex, uniforme fetish, harness, dettagli militaristici. Tra i suoi più celebri interpreti figura senza dubbio Nachtmahr, progetto solista del viennese Thomas Rainer. Nato nel 2007, Nachtmahr unisce l’EBM industriale alla carica ipnotica della techno, accompagnato da un’estetica marziale e provocatoria, dove uniformi fetish si intrecciano con coreografie dominanti e sonorità che incarnano potere, controllo e desiderio oscuro .

Rainer ha spesso affermato che l’uso dell’immagine uniformata non è affatto politica, ma un esplicito fetish personale — un’estetica erotica che lo accende e accende chi ascolta . Una provocazione visiva che ha suscitato dibattiti, ma che, almeno nelle intenzioni, nasce più dal desiderio artistico che da un’adesione ideologica.

Il goth non è un travestimento da consumare, ma un linguaggio esistenziale che respira arte, malinconia e sensibilità. Chi si ferma solo alla superficie, incasella chi veste di nero in un cliché erotico, limita sé stesso e tradisce la possibilità stessa di vedere davvero.

Forse è tempo di smettere di proiettare fantasie e iniziare finalmente a guardare con occhi profondi. Perché, al di là di ogni immaginario, non troverai un feticcio: troverai una persona.

E se proprio volete avvicinare una ragazza dell'oscurità, potete leggere i miei consigli  qui